depressione-pandemia

L’IMPATTO EMOTIVO DELLA PANDEMIA – LA PANDEMIC FATIGUE

COME LA PANDEMIA CI HA CAMBIATI

Da più di un anno ormai ci troviamo ad affrontare la pandemia da Covid-19 che ha modificato quasi radicalmente i nostri stili di vita.

Abbiamo iniziato con un periodo di confinamento, il lockdown, chiusi nelle nostre case, unico posto in cui potersi sentire al sicuro. La situazione di emergenza sanitaria ha attivato in noi la sensazione di allerta facendoci percepire il pericolo intorno a noi. Tutte le nostre quotidianità che fino a poco tempo prima ci davano sicurezza, come ad esempio recarci al lavoro, prendere i mezzi pubblici, incontrare amici, andare al bar o al ristorante, da quel momento in poi sono diventate fonte di incertezza. Abbiamo imparato a familiarizzare con termini come “emergenza sanitaria” e “pandemia”, fino ad allora considerati solo per situazioni geograficamente lontane da noi.

L’assiduo bombardamento mediatico, le testimonianze drammatiche degli operatori sanitari, il confinamento, la paura del contagio, la preoccupazione per la protezione delle persone care, hanno indotto un forte turbamento emotivo nelle nostre vite. Abbiamo avuto paura, ma nello stesso tempo abbiamo attivato risorse per superare quel momento. Ciascuno di noi ha cercato di reagire, riuscendo ad adattarsi attraverso flessibilità e risorse personali, non solo nelle proprie case, ma anche a  livello di comunità. Vi ricordate i flashmob con le canzoni cantate dai balconi? E il tempo trascorso nelle cucine infarinando e sperimentando nuove ricette?

Ma il prolungarsi di questa situazione nel tempo ha sortito un effetto negativo sulle nostre abitudini, con ripercussioni significative sui nostri stili di vita.  Lo smart working, o l’inattività lavorativa per alcuni, la gestione familiare della DAD, l’interruzione delle relazioni sociali, la mancata possibilità di fare attività fisica o ricreativa, hanno causato una situazione di stress psicofisico in tutte le fasce di età.

Come dimostrano numerose indagini e ricerche condotte nell’ultimo anno a livello mondiale e nazionale, le reazioni emotive maggiormente osservate in questo periodo sono state irritabilità, ansia, paura, confusione, rabbia, noia.

I cambiamenti osservati nello stile di vita riguardano variazioni del ritmo sonno-veglia, dell’attività fisica, dell’alimentazione, del calo della concentrazione durante l’attività lavorativa. In alcuni casi, in persone con una certa predisposizione o nelle famiglie colpite dal contagio, sono stati osservati sintomi di Disturbo Post-Traumatico da Stress, Depressione e Ansia.

La Pandemic Fatigue

Ad un anno dallo scoppio della pandemia, si osserva nella popolazione un esaurimento di quelle risorse, individuali e collettive, utilizzate per rispondere allo stress causato dal timore per la salute e dall’adattamento alle misure restrittive che hanno condizionato le nostre scelte e abitudini, con un conseguente incremento di stress emotivo e adozione di comportamenti meno protettivi.

È quanto constatato in una indagine condotta a livello Europeo dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, in cui si evidenzia l’insorgere della Pandemic Fatigue, considerata come “la fatica dovuta alla pandemia, una risposta prevedibile e naturale a uno stato di crisi prolungata della salute pubblicasoprattutto perché la gravità e la dimensione dell’epidemia da Covid-19 hanno richiesto un’implementazione di misure invasivecon un impatto senza precedenti nel quotidiano di tutti, compreso di chi non è stato direttamente toccato dal virus”.

Il prolungarsi della situazione pandemica e l’incertezza della sua fine sta richiedendo alle persone di modificare quelle proprie abitudini automatiche e naturali, sostituendole con comportamenti non spontanei ma necessari a proteggere se stessi e gli altri dal contagio. Proviamo a pensare ai cambiamenti e ai limiti a cui ci siamo dovuti adattare nel condurre le nostre attività quotidiane. Sul piano lavorativo, l’introduzione dello smart-working per gran parte dei lavoratori ha richiesto, oltre alla capacità di gestire le relazioni e il lavoro da remoto, anche di riorganizzare i propri compiti lavorativi e familiari. Per altri invece la sospensione dell’attività lavorativa ha comportato una inattività generalizzata e l’incertezza della ripresa ha portato a preoccupazione e stress emotivo.

Questa prolungata richiesta di adattamento sta causando una stanchezza fisica e mentale che contribuisce a sviluppare sentimenti di abbattimento, demotivazione e aumento del senso di fatica.

Tali segni di stanchezza e stress portano a mettere in atto atteggiamenti disfunzionali quali la ridotta attuazione dei comportamenti protettivi e del rispetto delle regole, vissute da molti come inefficaci o rifiutate perché limitanti delle libertà individuali.

Diverse ricerche condotte, sia a livello nazionale che mondiale, hanno messo in evidenza l’impatto della stanchezza psicologica, causata dall’incertezza e dalla riduzione delle relazioni sociali, sulla salute e sul benessere  mentale della popolazione.

Gli esiti delle ricerche evidenziano come sintomatologia:

  • disturbi del sonno
  • stanchezza fisica
  • difficoltà a mantenere la concentrazione
  • demotivazione e senso di inutilità nelle azioni quotidiane
  • appiattimento emozionale
  • difficoltà a organizzare la quotidianità
  • irritabilità
  • panico
  • difficoltà a pianificare e progettare il futuro

Come affrontare lo stress emotivo causato dalla Pandemic Fatigue

L’impatto emotivo della pandemia, come già affermato in precedenza, è un dato constatato e analizzato. Mai come in questo periodo le emozioni sono un fattore  importante da considerare e da cui partire per poter stare meglio.

Non sempre siamo abituati a considerare l’emozione come informazione da osservare e utilizzare come risorsa, per comprendere come stiamo e per decidere quale scelta fare. Spesso tendiamo a razionalizzare le situazioni affidando un maggior peso ai pensieri o alle azioni, dando a volte il via a circoli viziosi che portano a sentirci maggiormente schiacciati dal contesto o dalle preoccupazioni. A volte tentiamo di reagire respingendo le emozioni negative che con il tempo tendono a riemergere sotto forma di cambiamenti di umore, sofferenza emotiva, sintomi fisici come tensione muscolare o mal di testa. Quante volte nella nostra vita ci fermiamo a pensare a come ci sentiamo e soprattutto al perché ci sentiamo così? “Perché mi sento triste? Cosa sta succedendo? O perché mi sento così arrabbiato o demotivato?”

Ponendoci queste domande possiamo imparare a riconoscere le nostre emozioni, elaborarle e utilizzarle per superare le situazioni più difficili. Questa strategia non ci consente di risolvere direttamente un problema, ma è un buon espediente per affrontare situazioni stressanti che non possiamo modificare o su cui non abbiamo un diretto controllo, come ad esempio la pandemia.

Una volta ascoltate e riconosciute le nostre emozioni possiamo comprendere meglio quanto sta accadendo dentro e fuori da noi, consentendoci di trovare e utilizzare quelle risorse che ci permettono di essere resilienti, ovvero di gestire i momenti difficili senza perdersi d’animo.

Per ristabilire una sensazione di maggiore equilibrio possiamo provare a mettere in pratica alcune di queste strategie:

  • scrivere i propri pensieri. La stanchezza psichica di questo periodo può farci  provare molti sentimenti complicati e contrastanti. A volte annotare i propri sentimenti, non importa quanto siano disordinati o complessi, è il primo passo per elaborarli. Alcuni potrebbero sentirsi confusi ed esausti al solo pensiero di dover affrontare ciò che provano, altri potrebbero non sapere nemmeno come definire ciò che sentono. Trovarsi a mettere nero su bianco quello che passa nella nostra testa e quello che sentiamo nella nostra mente o nel nostro corpo, può sembrare strano e poco usuale, ma è un ottimo modo per venire a patti con emozioni “faticose”. Permette di concedere del tempo a noi stessi per ascoltarci.
  •  Imparare dalle “lezioni” del passato, valorizzando le nostre risorse. Se ci concentriamo solo sulle emozioni negative il risultato sarà una percezione di noi come vulnerabili o deboli e in pericolo. Dopo un evento critico di solito viviamo un momento in cui diciamo “e adesso?”, percependo una sensazione di blocco. È importante fronteggiare i sentimenti di vulnerabilità accettando che “possono succederci cose brutte”. Se però proviamo a concentrarci sulla nostra capacità di rispondere alla situazione ci sentiamo più equilibrati e forti. E’ importante quindi non pensare solo alle emozioni negative, ma anche alla nostra capacità di rispondere. Nei momenti critici possiamo dare importanza e attenzione alle cose che siamo riusciti a fare in passato nelle situazioni in cui ci siamo sentiti vulnerabili. Quali abilità ci hanno aiutato in quell’occasione? E quali traguardi abbiamo raggiunto in quella “sfida” grazie alle nostre risorse? E’ bene ricordare a se stessi che si può sempre riprovare.
  • Usare un dialogo interiore positivo.  Vi ricordate la scritta “Andrà tutto bene” con disegnato un arcobaleno? Quanto ci ha fatto bene vederla in quei giorni di lockdown?  Era un messaggio per rassicurarci e immaginare che tutto sarebbe finito in maniera positiva. Non si tratta di essere semplicemente ottimisti, ma di vedere le sfide e le difficoltà da una prospettiva diversa trovando aspetti positivi che aiutino a superarle. Questo lo possiamo fare costruendo un dialogo interiore che ci aiuti e conforti invece di scoraggiarci.
  •  Il confronto con gli altri. Parlare con altre persone dei propri sentimenti e delle proprie difficoltà non sempre risolve i nostri problemi, ma sicuramente costituisce una buona base da cui ricevere supporto  emotivo che permette sia di non sentirsi soli sia la possibilità di ricevere ascolto e aiuto.
  • Il lavoro con un terapeuta. Quando la situazione di stress diventa fonte di preoccupazione e angoscia, causando disagio psicologico, è bene farsi aiutare da un professionista della salute mentale, come uno psicologo o uno psicoterapeuta. Purtroppo questo tipo di aiuto spesso viene sottovalutato pensando di potercela fare da soli. A volte è più facile e naturale rivolgerci ad un dietologo per curare il proprio corpo o ad un altro tipo specialista quando percepiamo un dolore fisico, ma non  riteniamo indispensabile rivolgerci ad uno psicoterapeuta per alleviare  e curare la nostra sofferenza psichica. Prendersi cura delle proprie emozioni e dei propri pensieri migliora la qualità della vita e permette di raggiungere un benessere psicologico ma anche fisico. Il lavoro psicoterapeutico, basato su obiettivi e finalizzato alla cura e al raggiungimento di un maggiore benessere, offre uno spazio di ascolto in cui poter comprendere meglio se stessi e il contesto in cui si sviluppa il disagio, consentendo di superare il momento di difficoltà per poter vivere meglio il proprio presente e guardare al futuro.
2021 © Copyright Patrizia Creazzo | P.IVA 04218420968 | Privacy Policy